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Asintomatici positivi: no al lavoro in smart working

Asintomatici positivi smart working

Lo smart working sta diventando un problema sempre più pressante per aziende e privati, soprattutto in un periodo dove cresce il numero degli asintomatici in quarantena

In base a quanto recitato dai decreti Cura Italia e Rilancio, gli asintomatici risultati positivi al Covid-19 non possono lavorare neanche in smart working. La motivazione risiede nel fatto che, anche se in piena salute, per un lasso di tempo di 14 giorni sono considerati in “malattia”. Il piano di monitoraggio dei positivi, prevede tamponi a tappeto sul territorio con lo scopo di individuare ogni singolo contagio per bloccare l’insorgere di qualsivoglia focolaio. Il numero degli asintomatici positivi è aumentato a dismisura e procede ad aumentare. Ecco qui che i decreti vietano la loro possibilità di lavorare in smart working anche se può presentare un problema lavorativo vasto ed esteso, a causa del numero elevato degli stessi.

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Gli asintomatici non possono lavorare, le aziende chiedono aiuto

Asintomatici positivi smart working
Asintomatici positivi smart working (foto dal web)

L’avvocato Cesare Pozzoli conferma: “Molte aziende si sono rivolte a noi per sapere come fare. Purtroppo, in rispetto del nuovo decreto approvato, non possiamo che alzare le mani e rispondere che non possiamo far nulla a riguardo”. Inoltre la stessa cosa vale per i rientri dalle zone a rischio, “L’isolamento è previsto per le persone che tornano da zone a rischio dalle vacanze. Devono attendere l’esito del tampone e, come qualsiasi caso risultato positivo, vige l’assoluto divieto di tonare al lavoro”. Dietro questa decisione risiede un motivo specifico. Gli ultimi tamponi effettuati hanno dato un risultato di 21.724 unità positive in 30 giorni. Il 75% del totale riguardava una fascia di età in attività lavorativa e ben il 65% di questa è asintomatica. Una percentuale considerevole.

La problematica si aggrava se si pensa ad una situazione in cui le esigenze lavorative si unisco al fatto di dover tenere a casa un bambino risultato positivo al Covid-19. Pozzoli aggiunge: “Il danno non lede solo aziende e privati, ma anche l’Inps. Perciò non è da escludere la possibilità che, i soggetti asintomatici risultati positivi al tampone, possano svolgere la loro attività in smart working dietro consenso del lavoratore stesso”.

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