Interviste

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38 anni fa la scoperta: l’Aids non è il “cancro dei gay”

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L’Aids era chiamata “morbo dei gay” ma non è collegata all’omosessualità

Era il 27 Luglio del 1982 quando i Centers for Disease Control and Prevention confermarono al Governo degli Stati Uniti che il virus dell’Hiv non si trasmette solo tramite rapporti tra uomini gay ma attraverso tutti i tipi di rapporto sessuale

. Da quel momento la malattia legata al virus, fino all’epoca chiamata GRID ossia Gay-Related Immune Deficiency, fu rinominata Aids, acronimo di Acquired Immune Deficiency Syndrome. Il messaggio era chiaro: con l’essere gay la sindrome non ha niente a che fare.

Non c’è cura per l’Aids come per il pregiudizio

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Copertina di un articolo in cui l’Aids è chiamata “Cancro gay” (foto dal web)

Ma la storia dell’Aids è da sempre legata a quella della comunità gay per un altro motivo: il pregiudizio secondo il quale siano gli uomini omosessuali a trasmetterla non è mai scomparso. Si tratta spesso di un preconcetto omofobo che, accompagnato da tanta disinformazione, porta tuttora a discriminazioni. Ma la riunione del 1982 fu storica anche perché segnò l’inizio di un percorso di ricerca per la cura della malattia.

Se fino a quel momento le autorità avevano ignorato ipocritamente l’emergenza sanitaria, perché convinte che solo la minoranza omosessuale ne fosse colpita, da quel momento non poterono più trascurare il problema.

In seguito la cura per l’Aids non fu mai trovata, ma nel giro di cinque anni dal 1982 fu messa a disposizione una terapia che, pur non estirpando il virus dell’Hiv, non permette alla malattia di svilupparsi e garantisce alle persone che ne sono affette un’aspettativa di vita pari quasi a quella di una persona sana. Inoltre oggi le terapie antiretrovirali permettono di abbassare a zero la contagiosità di un individuo che presenta l’Hiv.

I casi di guarigione nella storia sono però solo tre, due seguiti ad un trapianto di midollo e uno dovuto ad uno speciale mix di farmaci.